PENTOTHAL Italia, 1977 / Andrea Pazienza

Pentothal

Pubblicata su Alterlinus dall'aprile 1977 al luglio 1981 come "Le straordinarie avventure di Pentothal", questa interessante serie mescola sogno e realtà, umorismo e avventura, droga e violenza, e riflette il disagio giovanile degli anni Settanta. La matita dell'autore disegna infatti una generazione di suoi coetanei che non riesce a trovare un equilibrio, che vuole "una vita spericolata, dove non si dorme mai!" come dirà il cantante Vasco Rossi, e le fa un monumento a fumetti.
Creata da Andrea Pazienza, poco più che ventenne, e realizzata con uno stile personalissimo, la serie sconvolge i tradizionali canoni narrativi del fumetto alternando sequenze realistiche ad altre grottesche. Il nome del protagonista viene dallo psicofarmaco detto anche "siero della verità", reso famoso tra i lettori dei fumetti da Diabolik. In realtà in Penthotal coabitano due personalità diverse e complementari, proiezione del loro autore, la prima forte e autonoma, l'altra indecisa e perdente, rese graficamente con caratterizzazioni marcate e differenti.
 
MEDIA Nel 2002 Pentothal è il personaggio del film "Paz!", diretto da Roberto De Maria e candidato al David di Donatello, ma non si tratta di una trasposizione cinematografica del fumetto: narra di due ragazzi universitari e un liceale che studiano nella Bologna degli anni Settanta. Pentothal (Claudio Santamaria) è un fumettista con poca voglia di lavorare, frastornato dalla droga, che "si fa le canne"; sempre trasognato, sempre in pigiama, lascia che la vita gli scorra tra le dita. Enrico Fiabeschi (Massimiliano Mazzotta) è fuoricorso, non lavora e si fa mantenere dalla fidanzata; quando lo incontriamo nel film deve andare a sostenere un esame per non andare sotto le armi. C'è poi Massimo Zanardi (Flavio Pistilli), un altro personaggio dei fumetti di Pazienza, studente di liceo più volte ripetente, che sembra divertirsi a scardinare la propria salute di ferro con una vita completamente sregolata, come è capitato allo stesso autore, morto a 32 anni nel 1988.
Il film, però, può anche considerarsi un omaggio a Pazienza. Contemporaneamente alla pellicola ne viene pubblicato il copione, con fotografie di scena e, soprattutto immagini dai fumetti che sono stati la traccia di questa scenografia suggerendo dialoghi e inquadrature: l'autore usava la matita come la macchina da presa, con maturità di linguaggio.