Gasparo GOZZI 1713-1786

Gasparo Gozzi

Nasce a Venezia (Italia) il 4 dicembre 1713. Primo di undici figli del conte Iacopo Antonio e della nobildonna Angela Tiepolo, Gasparo e il secondogenito Francesco sono gli unici a poter studiare regolarmente, mentre il patrimonio di famiglia si va riducendo in modo fignificativo.
Si forma umanisticamente a Murano, poi studia matematica e giurisprudenza a Venezia, coltivando sempre la letteratura in tutte le sue espressioni, secondo le abitudini di famiglia.
A vent'anni comincia a pubblicare anche versi d'occasione, ispirato anche dalla frequentazione della poetessa Luisa Bergalli, maggiore di lui di 10 anni, che sposa nel luglio 1738 superando le critiche familiari.
Diventa presto padre di cinque figli, con madre e sorelle a carico, mentre continuano ad aggravarsi le ristrettezze economiche. Per guadagnare di che vivere, deve "pattuire l'ingegno e farlo operaio degli ingordi librai", mentre tutta la famiglia si dà alle traduzioni, specialmente dal francese e talvolta dal latino.
Nel 1747 rilevano il teatro Sant'Angelo, mettendo in scena commedie e tragedie, molte delle quali scritte da loro stessi ("Edipo", "Marco Polo", "L'Antiochia") ma anche commedie come "Esopo alla corte" ed "Esopo in città" di Boursault e drammi borghesi, secondo le linee di rinnovamento indicate dalla Francia. L'inesperienza è la causa principale del risultato rovinoso, che si li costringe a chiudere alla fine del 1748.
Nel maggio 1747, con il fratello Carlo e altri letterati, è tra i fondatori e principali esponenti dell'Accademia dei Granelleschi, un'associazione tra il serio e il faceto che avrà una sua rilevanza nel panorama dell'epoca.
Nel 1750 pubblica il primo volume delle "Lettere diverse", che ripubblica due anni dopo con il titolo di "Lettere serie, facete, capricciose, strane e quasi bestiali".
Gli anni dal 1750 al 1760 sono difficilissimi, nonostante l'intensa attività letteraria. Anche se nel 1754 riceve un importante incarico dal doge Marco Foscarini, deve tuttavia adattarsi a dare anche lezioni private.
Scrive moltissimo: drammi e melodrammi, cicalate per l'Accademia dei Granelleschi, relazioni, versi burleschi e rime d'occasione ("Rime piacevoli d'un moderno autore" stampate, dapprima anonime, nel 1757).
Raggiunge la notorietà nel campo degli studi danteschi con l'opera "Giudizio degli antichi poeti sopra la moderna censura di Dante attribuita ingiustamente a Virgilio", nota come la "Difesa di Dante" (1758), in cui si oppone alla negazione delle "Lettere virgiliane" del Bettinelli.
All'inizio del 1760 ottiene da una società di commercianti veneziani il finanziamento necessario per affrontare la sua prima impresa giornalistica, il bisettimanale Gazzetta veneta, per introdurre a Venezia un nuovo tipo di giornale sull'esempio dello Spectator di Addison, la cui traduzione in francese era già stata accolta con favore. Vengono pubblicati 104 numeri dal 6 febbraio 1760 al 31 gennaio 1762, proponendo a un pubblico eterogeneo cronaca locale, annunci economici, recensioni di spettacoli.
Nel 1760 cerca di pubblicare anche una seconda testata, Mondo morale, ma senza successo (chiude dopo nove mesi).
La terza impresa giornalistica è L'Osservatore veneto (104 numeri bisettimanali, dal 4 febbraio 1761 al 30 gennaio 1762) diventato Gli Osservatori veneti (41 numeri settimanali, dal 3 febbraio al 18 agosto 1762), più periodico critico e letterario che legato all'attualità.
Dal 1762 ha dal magistrato dei Riformatori varie incombenze, come soprintendente alle stampe e alle materie letterarie, relatore per l'importante riforma delle scuole, ora pubbliche e laiche dopo la soppressione dei Gesuiti (1773).
Cura nel 1764 un'edizione, con sua prefazione, delle "Poesie piacevoli" di Giuseppe Baretti (che nella Frusta letteraria aveva recensito con favore i suoi scritti). Su richiesta di Carlo Goldoni, cura anche la riedizione delle sue commedie presso lo stampatore veneziano Giambattista Pasquali, tra il 1761 e il 1767.
Un'ultima esperienza editoriale periodica sono i 18 numeri de Il sognatore italiano (1768).
Nonostante l'impegno lavorativo, sempre più logorante, non migliora neppure la sua situazione economica, con la famiglia a cui provvedere e i pagamenti sempre scarsi e in ritardo. E' aiutato dall'amica Caterina Dolfin Tron, che dal 1977 lo ospita a Padova con le due figlie e la governante francese Sara Cénet, dopo la morte della moglie. La profonda depressione lo induce proprio allora al suicidio e si getta nel Bacchiglione, ma viene tratto in salvo. Viene assistito dalla sartina parigina, che nel 1780 sposa per gratitudine e con la quale vivrà gli ultimi anni, ormai in declino di salute.
Muore a Padova (Italia) nel 1786.