Da "Decennale di Franco Fossati" (1996-2006)Il 2 giugno 1996 Franco ci lasciava, e dire "improvvisamente" non basta a rendere l'idea di una scomparsa tanto inattesa e sconvolgente: un gonfiore a una gamba, sottovalutato dai medici nella sua gravità, si era fulmineamente tradotto in una trombosi letale.Quando squillò il telefono, quella sera di domenica, pensai che fosse Franco per concordare l'appuntamento del giorno dopo, il solito passaggio con l'auto, poi la cena a casa mia: finalmente stava meglio, dopo quel viaggio in Perù, e aveva dei ricordini per mia moglie e i miei figli. Era venuto ad abitare a San Fruttuoso di Monza, nella "casa dei giornalisti", a 500 metri da me, ormai da qualche anno, e gli piaceva fare lo "zio Franco". Poi si faceva tardi lavorando a qualche "progetto faraonico", una rivista, un'enciclopedia, o la Fondazione. Sì, la Fondazione, come quella di Asimov, immensa e misteriosa con il suo sapere totale, la psicostorografia e tutto il resto. Un luogo dove tutti noi (Franco ed io, ma anche Umberto Volpini, Sergio Giuffrida e gli altri amici) avremmo potuto raccogliere le quantità dei nostri libri, le riviste, i disegni, gli oggetti e le curiosità messi insieme nel corso di anni. Finalmente sarebbero usciti dagli scatoloni stipati in cantine, solai e garage; noi stessi avremmo potuto accedervi liberamente, faticando di meno per realizzare i mille progetti, magari rendere il tutto accessibile anche ad altri, come in una grande biblioteca molto particolare, o in un museo. Prima del viaggio in Perù, Franco aveva concluso una serie di lavori e lavoretti; al suo rientro avremmo dovuto dare un'ultima messa a punto a un libro piuttosto impegnativo per consegnarlo in autunno, e avviare altri progetti solo abbozzati. Il dolore alla gamba aveva invece ritardato tutto, finché ora il contrattempo (seccante per una persona dinamica come Franco) pareva risolto e il dolore quasi scomparso. Invece al telefono era il vicino di Franco, l'art director di Panorama Beppe Preti, che mi dava la notizia incredibile della morte. Aveva solo cinquant'anni. L'IMPEGNO PER LA FONDAZIONE Quanto Franco fosse amato e considerato lo sappiamo tutti, è stato scritto e testimoniato in questi anni da tante persone e in tante lingue da stupire anche noi che credevamo di conoscere abbastanza della sua vita, dell'intreccio dei rapporti e delle conoscenze in molti settori e in tante parti del mondo. Poco potrei aggiungere di davvero importante, e tengo a conservare per me alcune immagini di Franco più intime e umane. Al suo triste funerale, per quanto fossimo sconvolti, sentivamo però chiara la necessità di un impegno importante: realizzare la Fondazione, partendo proprio dalle cose di Franco, con il pieno ed entusiastico sostegno di suo fratello Furio. Iniziava così il lungo cammino della Fondazione... Luigi F. Bona In alto: Franco Fossati in una illustrazione di Cannucciari & Lusso per una copertina di Bombastium. |