L.A. Vassallo (Gandolin)

da Il Pupazzetto – Gennaio MDCCCLXXXVI

Il fatto più mportante di questo mese è la nascita del Pupazzetto. Lo scopo apparente di tale rivista sarebbe quello d'illustrare, mese per mese, le persone o le cose salite alla notorietà, ma lo scopo occulto è quello di preparare un terreno propizio alla mia candidatura per le future elezioni generali. L'umanità attraversa il periodo favorevole alla grande immodestia. Guai a quel povero di spirito che non sa farsi innanzi, che non osa montare sopra un palco o sopra una carrozza con tiro a quattro, per dire alle turbe:
– Signori: ho l'onore di presentare in me un benemerito della patria e dell'umanità. Quando stampai l'opuscolo Sulla omogeneità del cavatappi nazionale, il compianto Victor Hugo mi mandò questo dispaccio testuale: Saluto in voi il precursore di Platone e di Galilei! –
La modestia è il termometro della povertà dello spirito. Essere sfacciato o non essere. Non lodare, ma lodarsi. Lodarsi in prosa e lodarsi magari in versi, come fa il D'Annunzio parlando al Michetti:
   Tu signor del pennello, io della rima.
Lodarsi con ogni e per ogni verso, tanto più che la lode lirica, versata a piene mani e misurata coi piedi, può assumere le forme più nobili della metrica: lode alcaica, lode saffica, lode sbarbara*...
Io dunque, non avendo di meglio né sulla coscienza né sulla fedina criminale, mi presenterò agli elettori con questo titolo di benemerenza:
– Signori! io, se non precisamente l'inventore, sono il propagatore. il missionario del pupazzetto.
I vecchi del mestiere, i reazionari, appena introdussi il pupazzetto nel giornalismo, mi hanno deriso, mi hanno schernito, mi hanno vilipeso, come accade a tutti i geni innovatori, ma io, tra le amarezze e i rudi assalti, ho mantenuto fede al mio ideale e il tempo mi ha reso giustizia. I giornali più gravi, i giornali più diffusi, i giornali più vecchi, più pesanti, più autorevoli, hanno reso omaggio al pupazzetto, si sono adattati alla cura del pupazzetto, come alle gocce arsenicali, come all'olio di fegato di merluzzo, come al ferro Bravais: e chi lo prende sotto forma di nota comica del giorno, chi disciolto nel ritratto d'attualità, chi lo manipola coi monumenti d'Italia, chi lo scodella come passatempo per i lettori, ma tutti han dovuto sacrificare all'ara del dio Pupazzetto.

Io mi compiaccio altamente di questi omaggi al nume del quale sono il profeta, ma rivendico a me stesso il monopolio assoluto del vero pupazzetto, del pupazzetto autentico, poiché posso dire con orgoglio:
– Gli imitatori del genere non sanno fare che volgari contraffazioni: io solo conosco il meccanismo, la ricetta del pupazzetto genuino.
Infatti, se guardate i pupazzetti altrui, vi accorgete che sono antichi clichés svecchiati e rimessi a nuovo senza nessuna opportunità, oppure son copie servili di grullerie forastiere, o son parodie pseudo-artistiche pubblicate a casaccio per illudere la folla, o per lo meno sono il risultato disarmnico di due intelligenze (spesso di due idiotismi) completamente diverse: il disegnatore cioè e l'articolista: associazione incestuosa, da cui non può nascere nulla di buono, nulla di originale, sia che il disegnatore si pieghi ai capricci dello scrittore, sia che l'articolista si rassegni a foggiare, acconciare, ciabattinare la sua prosa intorno a figurine incncludenti, alla cui creazione è rimasto totalmente estraneo. I miei pupazzetti, invece, o belli o brutti (io credo fermamente che siano stupendi) me li fo da me: zampillano, insieme con la prosa, dalla mia penna: concorrono a formare un tutto omogeneo e vitale: la prosa è il sangue, essi sono i muscoli: le frasi son le costole e il pupazzetto è la colonna vertebrale dell'organismo.

(continua)


* riferimento a Pietro Sbarbaro, deputato, in quei giorni alla ribalta delle cronache giudiziarie


(dal primo numero de Il Pupazzetto, Roma, gennaio 1886. Illustrazioni dell'autore. )