Georg "George" GROSZ1893-1959
Grosz nel suo studio; foto di Ellen Ehrman Nasce a Berlino (Germania) il 26 luglio 1893. Vive serenamente la prima infanzia a Stolp, in Pomerania, dove il padre è inserviente e fratello laico della loggia massonica, e dal padre gli viene trasmesso l'amore per il disegno e la pittura. Orfano a sei anni, ritorna a Berlino con la madre e la sorella Marta, in un quartiere proletario, in via Wolhert. Dopo poco tempo ritorna a Stolp con la madre, incaricata della direzione del circolo ufficiali degli ussari del conte Blücher.
Conosce il principale decoratore della città, di nome Grot, e gli mostra una storiella figurata che ha disegnato da solo: a uno scienziato capita un incidente con una balena, nel corso di un suo esperimento viene ingoiato e dopo ogni sorta di avventure comiche esce dall'altra parte...

"Non avevo ancor udito il nome di Toepffer, il valoroso caricaturista svizzero. Ma conoscevo bene le storie disegnate di Wilhelm Busch. Busch è stato uno dei pochi umoristi che la germania abbia mai avuto. il suo libro di figure, classico in tutto il mondo, Max e Moritz, influenzò la serie comica The Katzenjammers Kids del disegnatore americano Knerr. Bush mi piaceva, e copiai molti disegni, compresi i versi che li accompagnavano".
(Grosz, op. cit.)

Studia due anni all'Accademia d'arte di Dresda, poi due anni (dal 1912 allo scoppio della Prima guerra mondiale) alla Scuola d'arti e mestieri di Berlino. Esordisce con disegni umoristico-satirici su Lustige Blätter. Completa la sua formazione a Parigi, poi rientra in Germania.
Quando viene dichiarata la guerra, parte volontario:

"L'esaltazione e l'entusiasmo iniziali, però, si dissolsero rapidamente, non lasciando dietro di sé, per molti di noi, che un gran vuoto. Il richiamo del cannone e dell'elmetto svanirono presto e la guerra non rappresentò altro che brutture, pidocchi, idiozia, disagi e storture. [...] Il mio pessimismo e la mia naturale misantropia erano accresciuti da questa esperienza".
(Grosz, op. cit.)

Ammalatosi gravemente di febbre cerebrale e dissenteria, viene congedato al principio del 1916. Pubblica numerosi disegni antimilitaristi e ritratti della società tedesca, su Neue Jugend e altre testate. A metà del 1917 viene richiamato, e riesce in qualche modo (rischiando anche una condanna per diserzione) ad arrivare al secondo congedo dopo la fine del conflitto.
Vive intensamente il periodo dadaista, con altri artisti come Richard Hülsenbeck (fondatore del movimento, a Zurigo, con Hugo Ball, quando scelsero a caso una parola, "dada", cavalluccio, nel dizionario francese), Heartfield e Hausmann.
Fonda la rivista satirica Pleite e, nel 1920, pubblica "La vita di un socialista", seguito nel 1923 da "Ecce Homo".
Nel 1926 dà alle stampe "Lo specchio del borghese", la sua opera più matura.
Poche settimane prima dell'incendio del Reichstag, accetta un invito dell'Art Studenta League di New York per andare a tenere alcune lezioni in estate. Il precipitare degli eventi in Germania rende il trasferimento suo e della sua famiglia negli Stati Uniti definitivo.
Tuttavia oltre oceano ha difficoltà a far accettare la sua grafica particolare e la sua satira molto forte: per poter esporre e per vendere agli editori le sue opere si vede costretto a ripiegare su soggetti più tradizionali e a omologare il suo segno, con il risultato di perdere proprio quella originalità che gli aveva procurato notorietà internazionale.

"George Macy, editore della Limited Editions Club, mi assegnò il più gradito degli incarichi, quello di illustrare le "Selected Short Stories" di O. Henry. Dipinsi un gran numero di begli acquarelli a piena pagina. Malgrado gli anni che sono passati da allora, guardo ancora a queste illustrazioni con grande soddisfazione".
(Grosz, op. cit.)

Mantiene interamente la coscienza e la dignità dell'artista, anche nei momenti di difficoltà, e difende la sua indipendenza dal mercato.
Ritorna in Germania nel 1958 e un anno dopo muore, in conseguenza di una caduta, a Berlino (Germania), poco prima di compiere i sessantasei anni, il 6 luglio 1959.
  • George Grosz: "Un piccolo sì e un grande no" con 55 illustrazioni dell'autore e 11 tavole fuori testo. Collana "Il cammeo" 21, Longanesi & C., Milano, 1948. Traduzione dall'inglese di Luca Pavolini, da "A little yes and a big no". Fotografia di George Grosz nel suo studio, di Ellen Ehrman, al frontespizio. Introduzione di Grosz, New York City, settembre 1946.