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del Fumetto
Amatoriale

Presentazione di Gianfranco Goria

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Sulle origini del fumetto in Italia e nel mondo gli studiosi stanno ancora conducendo ricerche, e comunque esistono modi diversi di intendere quelle che andrebbero considerate le caratteristiche identificative della "prima" pubblicazione (o del personaggio, o della rappresentazione grafico-letteraria) "a fumetti". Perfino sul termine fumetto ci sono pareri differenti. Si aggiunga poi un certo nazionalismo che ha spinto molti studiosi in una disputa per aggiudicare al proprio paese la palma di culla del fumetto mondiale. Paesi come Gran Bretagna (Charles Henry Ross con Ally Sloper, 1867), Francia (Georges Colomb con La famille Fenouillard, 1889), Germania (Wilhelm Busch con Max und Moritz, 1865), Svizzera (Rodolphe Topffer con Monsieur Jabot, 1833) e Stati Uniti (Richard Outcault con Yellow Kid, 1895, e James Swinnerton con Little Bears, 1892) sono i maggiori candidati a questo primato, anche se Yellow Kid viene universalmente riconosciuto come linea di confine tra l'epoca dei precursori e la diffusione mondiale di questo nuovo mezzo di comunicazione di massa, la letteratura disegnata.
L'Italia ha i suoi precursori illustri, ha interessanti prodotti per l'infanzia e splendidi giornali umoristici e satirici per adulti, sempre attenti a quanto si pubblica in altri paesi dove non ci sono le stesse divisioni interne (l'Unità nazionale ancora non aggrega la Lombardia e il nord-est dell'Italia), gli stessi problemi distributivi, linguistici, culturali e di alfabetizzazione. Ma il vero fumetto arriva tardi.
Non è forzata l'attribuzione del titolo di prima testata italiana a fumetti al Corriere dei piccoli (dicembre 1908), anche se i balloons, le nuvolette così caratteristiche proprio dei fumetti, vengono trasformate in didascalie in rima. E in quel primo numero appare il primo personaggio italiano "a fumetti", il negretto Bilbolbul di Attilio Mussino.
Dal 1908 alla fine del XX secolo, sono oltre 10.000 le testate a fumetti che appaiono nelle nostre edicole, e la diffusione di alcune raggiunge cifre da capogiro, superando in alcuni casi il milione di copie settimanali. Penalizzato fortemente durante il fascismo, fino al completo divieto negli anni Quaranta, dopo la Liberazione c'è un'esplosione di produzione e di creatività davvero straordinaria, che regge il confronto con la produzione francese e statunitense, con autori che conquistano i mercati internazionali (con l'eccezione degli Stati Uniti, dove una politica fortemente protezionistica rende irraggiungibile quel mercato a qualsiasi prodotto europeo).

(segue)

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