YELLOW KID USA, 1895 / Richard Felton Outcault

Yellow Kid

Il 5 maggio 1895 Richard Felton Outcault pubblica sulle pagine del supplemento domenicale del quotidiano New York World di Joseph Pulitzer – magnate della stampa, self-made man di origine ungherese, ex cameriere ed ex poliziotto – la tavola "At the circus in Hogan's alley", prima di una serie incentrata su ciò che accade in un ghetto miserabile della periferia, una specie di singolare "corte dei miracoli" straordinariamente affollata, nella quale fa presto la sua comparsa un monello calvo e orecchiuto, dal sorriso provocatorio e solo due denti in bocca, francamente brutto, vestito con un camicione giallo che gli lascia scoperti solo il viso, le mani e i piedi. Secondo quanto scrive Stephen Becker in "Comic art in America", nel procedimento di stampa a colori doveva essere ancora messo a punto il giallo, ed è proprio per questa ragione che il camicione del monello venne colorato di giallo ed è proprio da questo colore che egli prende il proprio nome: Yellow Kid.
Nel suo libro "The comics", Colton Waugh lo descrive così:

"una creatura che, anche se è evidentemente un bambino, deve essere passato attraverso le principali esperienze della vita nel corso dei suoi primi sei mesi. E' piccolo, ma ha un'aria importante. Ha un testone calvo, con orecchie a sventola, e una faccetta saggia, vagamente cinese: guarda diritto negli occhi del lettore con un un sorriso enigmatico, interrogativo, metà timido e metà spavaldo, come se capisse fin troppo bene gli straordinari avvenimenti che si svolgono attorno a lui."

In un primo tempo i testi si limitano ancora a cartelli con frasi salaci e slogan sentenziosi e a scritte varie, quasi sempre con un'ortografia volutamente errata per ribadire l'ignoranza dei vari personaggi rappresentati, che comparivano sul suo camicione. Solo in un secondo momento – la data ufficiale è quella del 16 febbraio 1896 e la tavola si intitola "The great dog show in M'Googan Avenue" – si arriverà all'introduzione delle caratteristiche "nuvolette" (c'è un papagallo in gabbia che esclama "Sic em towser!" in una nuvoletta trasparente) e di altri elementi che contribuiscono a fare di questo personaggio il capostipite del fumetto moderno. Non bisogna inoltre dimenticare, come scrive Arthur Asa Berger nel suo "L'americano a fumetti", che in Yellow Kid c'è anche "una notevole quantità di riferimenti alle vicende politiche. Un episodio è specificatamente dedicato alla questione dell'oro e dell'argento, che ebbe grande risonanza all'epoca dell'elezione presidenziale McKinley-Bryan, nel 1896. Sul camicione di Yellow Kid si legge 'Vota O'Brien. Almeno io mi occupo di politica'. E c'è una gran quantità di scritte, manifesti e allusioni all'oro e all'argento".
Visto il successo di Yellow Kid, William Randolph Hearst, editore del New York Journal, che disputava a Pulitzer il predominio assoluto sulla stampa newyorkese, cercò di accaparrarsi il creatore di questo personaggio e vi riuscì grazie a un contratto più vantaggioso. Dal 25 ottobre 1896 Outcault comincia quindi a pubblicare le tavole di Yellow Kid sulla prima pagina dell'American Humourist, il supplemento domenicale del giornale di Hearst. Nella settima pagina dello stesso numero troviamo una sequenza dello stesso Outcault, "The Yellow Kid and his new phonograph", con nuvolette del protagonista, del pappagallo e di un grammofono. I fumetti assumevano così la loro forma definitiva. Poiché non esisteva ancora una precisa legislazione sul diritto d'autore, Pulitzer, imperterrito, decide di continuare a pubblicare sui suoi giornali il monello con la camicia gialla affidando la realizzazione delle nuove storie a George B. Luks, che cerca di mantenere lo stile dell'illustre predecessore. Travolti dal loro irriguardoso anticonformismo, i due Yellow Kid scompariranno alla fine del 1898, a breve distanza di tempo.

  • Colton Waugh. "The comics".
  • Arthur Asa Berger. "L'americano a fumetti".