Olga OSSANI (Febea, Diego De Miranda, La donna bianca, Carbonilla) 1857-1933

Olga Ossani - Febea

Nasce a Roma (Italia) il 24 maggio 1857. Figlia di Carlo Ossani e Maria Paradisi, convinti patrioti impegnati nella lotta per l'unificazione dell'Italia, fin da piccola respira l'aria rivoluzionaria della famiglia, con il nonno materno Filippo già collaboratore de Il contemporaneo e tanti amici attivi per la causa, frequentatori del salotto materno.
Quando ha cinque anni nel 1862, quando segue in prigione la madre per il sostegno offerto ai combattenti durante l'occupazione francese della città, e la stessa sorte subisce suo padre. Ricorderà quell'esperienza nel 1908 sulle pagine del Giornalino della domenica di Vamba, nel racconto "La bambola in prigione".
Quando esce dalla prigione, la famiglia si trasferì a Napoli, dove Carlo Ossani si dedica all'attività alberghiera. Olga cresce donna di fascino, intelligente e battagliera, anche molto bella, occhi vivaci e capelli singolarmente candidi. Il salotto familiare le offre la possibilità di sviluppare una mentalità aperta e di conoscere le più brillanti intelligenze - maschili e femminili - di quel periodo. Collabora con testate locali come il settimanale L'Occhialetto e il quotidiano Corriere del mattino, firmando note mondane e di costume e sviluppando una scrittura briosa e accattivante, e alcune brevi novelle saranno raccolte nel 1882 a Ravenna nel volumetto "Ore tristi", recensito dal Pungolo, mentre un'altra raccolta "Favoleggiando" sarà pubblicata a Roma nel 1884 da Edoardo Scarfoglio.
Nel 1882 nasce il figlio Gabriel, da una relazione clandestina con un "conte C." più anziano di lei, napoletano in carriera politica, e Olga affronta un futuro da ragazza madre consapevole e decisa.
La giovane affascina nel 1883 anche Edoardo Scarfoglio (1860), che le viene presentato dall'amica Matilde Serao (1856). In questo periodo il complicato rapporto d'amore tra Serao e Scarfoglio è interrotto e la giornalista e scrittrice, trasferitasi a Roma, ha iniziato un rapporto con un altro eccellente giornalista, Luigi Lodi.
Edoardo Scarfoglio presenta Olga all'editore Angelo Sommaruga, per il quale comincia a scrivere sul prestigioso ed elegante quindicinale Cronaca bizantina.
Nel 1884 Matilde Serao si riconcilia con Edoardo Scarfoglio (si sposeranno l'anno seguente), mentre Olga il 12 luglio esordisce in prima pagina del quotidiano romano Capitan Fracassa diretto da Gandolin, presentandosi ai lettori con lo pseudonimo di Febea (la Luna). Tuttavia il suo programma giornalistico è subito travolto dagli eventi: Napoli è travolta dalla tragica epidemia di colera e Olga opera da subito come infermiera alla Croce Bianca (in forma anonima, per non far pensare a un'operazione pubblicitaria) e si spende nell'assistenza ai malati fino a essere alla fine lei stessa contaminata. Nella confusione generata da questo periodo terribile, un incidente viene a proteggerla dalle inevitabili critiche per la sua maternità: adotta per breve tempo un bambino dell'età di Gabriel e rimasto orfano dei genitori per la pestilenza, e questo fatto viene messo in risalto dalla stampa rivelando anche la sua azione per gli ammalati, mentre quando il bambino viene finalmente affidato a un parente, ritrovando quindi la sua famiglia, la notizia non ha peso sui giornali e l'origine di Gabriel rimane confusa con quella dell'adozione, almeno non andando a costituire elemento di riprovazione e di discriminazione.
A fine autunno del 1884 Olga si trasferisce a Roma e intensifica l'attività con il Capitan Fracassa, e conosce così in dicembre Gabriele D'Annunzio, con il quale vivrà un'intenso rapporto (ispirandogli il personaggio di Elena Muti del suo primo romanzo, "Il Piacere"), interrotto nel marzo dell'anno seguente, quando la giornalista si sposa il collega Luigi Lodi [il Saraceno]: resterà con lui tutta la vita, condividendo le stesse battaglie giornalistiche e mettendo al mondo tre figli maschi e una femmina, l'amatissima Marinella.
L'indipendenza di Olga si manifesta con sempre maggiore decisione sui giornali per i quali scrive, abbracciando la causa dei diritti delle donne per l'uguaglianza di genere e la libertà economica, a partire dal libero accesso alle professioni per arrivare al diritto al voto. Ne scrive già sul Capitan Fracassa nel 1886 e, dal 1887, quando lascia il giornale con il marito e tanti colleghi per aderire al Don Chisciotte della Mancia di Gandolin, prosegue il suo impegno sulla nuova testata fino al 1892. Poi lasciano il giornale e tentano prima un nuovo quotidiano Il torneo, poi il settimanale La Nuova Rassegna.
Il 15 ottobre 1893 riprendono la vecchia testata trasformata ne Il Don Chisciotte di Roma, che avrà crescente successo.
Conosce in questi anni anche la bella giornalista e scrittrice Evelina Cattermole [Contessa Lara], libera pensatrice e tra le figure più discusse e chiacchierate del periodo, e ne diventa, oltre che collega negli stessi giornali, grande amica: quando viene ferita mortalmente da un ex amante, il 30 novembre 1896, Contessa Lara vuole avere Olga al suo fianco negli ultimi momenti, e Olga scriverà un lungo articolo, in difesa dell'amica uccisa, accusata dai più di "essersela cercata" per la sua vita giudicata scandalosa, non tollerata per una donna.
La popolarità della giornalista cresce e nel 1898 è nominata sindaco della frazione di Santa Marinella (Civitavecchia, Italia), dove i coniugi Lodi hanno una villetta sul litorale. Nel 1899 il ministro della Pubblica istruzione Guido Baccelli e la contessa Lavinia Taverna (futura presidente del Consiglio nazionale delle donne italiane) inviano Olga e Maria Montessori in rappresentanza dell'Italia al Congresso internazionale delle donne (Londra, 25 giugno-3 luglio), dove stabiliscono contatti con le maggiori organizzazioni inglesi e statunitensi.
Nel dicembre 1899 Il Don Chisciotte di Roma assorbe quanto rimane del Fanfulla e si trasforma nel nuovo quotidiano romano Il Giorno, una delle migliori testate giornalistiche italiane. È il momento di massimo successo per Olga e Luigi Lodi, anche se vicende legate alla produzione del giornale porteranno al loro abbandono nel 1903 (e presto alla chiusura di un giornale gestito in modo diverso).
Mentre continua il rapporto di amicizia con Scarfoglio e Serao, si intensifica quella con Eleonora Duse (che dietro suggerimento di Olga aprirà nel 1914 la Libreria delle attrici) e con Grazia Deledda, per cui Olga seguirà nel 1916 la nascita del film muto "Cenere", tratto da un racconto di Grazia e unica pellicola interpretata dalla Duse.
Nel 1905 varano il periodico La Vita, dove Olga continua e intensifica le sue battaglie per l'emancipazione delle donne in Italia e per il diritto di voto. Il primo congresso del Consiglio nazionale delle donne italiane (costituito nel 1903) si tiene a Roma nell'aprile 1908, e partecipano oltre 1.400 donne. Oltre alla lunga amicizia con la Montessori, Olga tiene rapporti di stima e collaborazione con Teresa Labriola, attivista tra le maggiori, e nella villa di Santa Marinella, vero quartier generale estivo, oltre a Scarfoglio e alla Serao, alla Montessori, alla Deledda, ad Ada Negri e alla Duse si possono incontrere Sibilla Aleramo, Amalia Guglielminetti, Federigo Verdinois, Luigi Arnaldo Vassallo [Gandolin], Ugo Ojetti e Gabriele D'Annunzio.
I tempi tuttavia cambiano, si avvicina la guerra, La Vita chiude nel 1914 e la coppia di giornalisti non troverà l'energia necessaria per riproporsi nel dopoguerra, men che mai con il sopraggiungere del Fascismo. Gli entusiasmi si affievoliscono e anche i rapporti si sfaldano.
Nel 1932 Olga cerca di far inserire il marito tra i membri dell'Accademia d'Italia, e per far sostenere la richiesta si rivolge a D'Annunzio, ma senza trarne risultato. L'incontro tra i due ex amanti, con un rapporto epistolare e amicale durato nel tempo (e condiviso con Luigi Lodi), si rivela molto triste: la donna brillante e intrigante e il poeta immaginifico sono entrambi sono invecchiati e quasi irriconoscibili, provati dalla vita e dalla tristezza mentre il loro mondo sta franando.
Olga negli ultimi mesi si dedica interamente all'assistenza del marito, gravemente malato, ma anche la sua salute è minata e la vita intensamente vissuta è ormai alla conclusione.
Muore a settantacinque anni a Roma (Italia) l'11 febbraio 1933, precedendo l'amato Luigi di una settimana.

  • Giuseppe Virelli. "Febea - Gabriele D'Annunzio e Olga Ossani 'attraverso' le carte". Edizioni Minerva, Argelato (Bologna), 2019.
  • Febea. "La bambola in prigione". Racconto ne Il giornalino della domenica di Vamba, n. 16, 19 aprile 1908.
  • Ferdinando Cordova. "Caro Olgogigi - lettere ad Olga e Luigi Lodi, dalla Roma bizantina all'Italia fascista (881-1933)". Franco Angeli, novembre 1999.